04/03/14

Deformazioni professionali di chi lavora nell'editoria


Chiedo venia, ultimamente sono stata un po' assente, ma tra lavoro-castrazione gatto-nuovo cibo gatto-lavoro-pioggia (la pioggia c'entra sempre...) ho avuto poco tempo e poca testa. Quindi oggi post leggero! Dato che tempo fa ho elencato le varie versioni attualmente disponibili del redattore editoriale, vorrei approfondire questo tema scottante rivelando retroscena che nessuno, e dico nessuno, a parte altri colleghi, conosce di questo mestiere e, soprattutto, degli "addetti ai lavori".

Infatti il redattore editoriale, già dopo pochi mesi di bozze e autori misconosciuti, comincia a sviluppare stranezze che in altri tempi avrebbero dato adito a chissà quali trattati freudiani, ma che oggigiorno vengono chiamate semplicemente "deformazioni professionali". Qualche esempio?

  • Nota refusi sparsi persino quando legge per piacere proprio, annotandosi mentalmente la casa editrice se ne adocchia parecchi, così da mandare un cv che-non-si-sa-mai, magari gli mancano i correttori di bozze.
  • Colleziona penne rosse nella terrificante eventualità che, proprio quando servono, siano state tutte mangiate dal gatto o siano sparite in qualche crepa spazio-temporale. Poi alla fine scopre la penna verde e gli si apre un mondo sconosciuto.
  • La vista di obrobri ortografici su Facebook o su qualunque altro social gli provoca una sincope.
  •  Si appunta le frasi bizzarre degli autori che corregge meditando di scrivere un giorno l'Io speriamo che me la cavo dei redattori.
 Eh, e allora speriamolo! Anche perché mi sa che noi siamo un po' quelli del Purgatorio...






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